Il pareggio casalingo per 2‑2 del Milan contro il Pisa consegna una partita tanto ricca di emozioni quanto ricca di interrogativi per i rossoneri. Il risultato, raccolta di spunti positivi e ripetuti passi indietro, fotografa una squadra che afferra il vantaggio, ma poi fatica a mantenerlo, e viene salvata quasi sulla linea di tenda dal contro‑colpo tardivo.
Vantaggio immediato, controllo che sembra assicurato
La partita sembrava mettersi subito sui binari giusti per il Milan: al 7′ Rafael Leão riceve dalla sinistra, scocca un tiro‑cross che si infila alla sinistra del portiere ospite, sancendo il 1‑0. Un segnale forte: il Milan dominava in avvio, la squadra di casa sembrava avere controllo, fiducia e capacità di imporre il proprio gioco.
In quella fase, la sensazione era che il vantaggio potesse allungarsi e che potesse iniziare una “fuga” verso le inseguitrici – cosa che avrebbe avuto rilevanza nella corsa per i piani alti della classifica.
E poi… blackout e rimonta avversaria
Invece, dopo il vantaggio, qualcosa si inceppa. Il Milan abbassa il ritmo, abbassa la concentrazione, perde fluidità, e il Pisa ne approfitta. All’60′ arriva il rigore procurato da Juan Cuadrado (braccio in area di De Winter) e lo stesso Colombiano lo trasforma: 1‑1.
La squadra ospite prende fiducia, il Milan subisce e proprio nella fase finale del tempo regolamentare vede il Pisa passare in vantaggio con Jean Philippe Nzola all’86′: un 1‑2 che sul piano emotivo è una vera scossa.
Il colpo estemporaneo e il sospiro di sollievo
Quando tutto sembrava ormai inclinato verso la sconfitta, ecco emergere l’inaspettato: Zachary Athekame entra, destro da fuori all’ultimo secondo, palo che aiuta la traiettoria, rete e 2‑2 al 93′. Un salvataggio in extremis, che allevia la ferita ma non cancella il dato: il Milan ha rischiato molto contro una squadra che corre, pressa, gioca con fiducia.
Quali riflessioni per il Milan
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Controllo fragilissimo: prendere un vantaggio così presto avrebbe dovuto significare gestire, imporre, chiudere. E invece si è fatto l’opposto: inattività, calo mentale, subire.
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La fase difensiva che scricchiola: la leggerezza nel concedere rigore, la freschezza che cala nella gestione del vantaggio, la mancanza di solidità nel finale.
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Scatti individuali che danno speranza: Leão ancora una volta si conferma elemento decisivo. Attekame, anche se nel finale, dà segnale di personalità.
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Ma non basta: l’episodio al 93′ non può essere la norma per evitare la sconfitta. Un grande club non può basarsi su miracoli nel recupero.
E il Pisa? Merita applausi
Il Pisa entra convinto, con personalità, con spunti efficaci. Cuadrado subentrato cambia volto, Nzola concretizza. Non è un pareggio casuale: c’è merito nella rimonta. E per un club che lotta per stabilizzarsi in Serie A, questa partita vale doppio in termini di fiducia. Il 2‑2 assume i netti contorni del “frutto guadagnato”.
Il Milan oggi ha dimostrato di avere attaccanti affamati, momenti di buon calcio, ma soprattutto limiti strutturali che rischiano di diventare cronici: gestione del vantaggio, reazione alla pressione, tenuta mentale. Per una squadra che punta a traguardi importanti, questo match va preso come campanello d’allarme: non basta la qualità offensiva se dietro manca la solidità.
Il Pisa conferma che con coraggio e organizzazione si possono creare fastidi anche contro le grandi: un esempio da guardare.
In definitiva: il risultato è giusto. Il Milan può salvare la “face”, ma non il proprio sonno. Il Pisa lascia San Siro a testa alta e con convinzione. E nel mondo del calcio, spesso non rimontare significa dare un segnale. Ma nemmeno rimontare significa aver vinto. E per il Milan, vincere significa qualcosa di più di non perdere all’ultimo minuto.

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